Quello che fa il cinematografo è unire tanti piccoli fotogrammi ciascuno raffigurante un’azione, la cosiddetta pellicola, un’invenzione semplice ma che ha un impatto enorme sulla società. E infatti passano pochi anni dalle prime proiezioni dei fratelli Lumiere che già nei primi del 1900 assistiamo all’esplosione di Hollywood, dove si radunano i migliori artisti, registi, attori e produttori per fare di Los Angeles la capitale del cinema.
Mentre si vanno affermando Charlie Chaplin e Buster Keaton, i grandi interpreti del genere comico provenienti dalla tradizione teatrale, i film si fanno più complessi, basti pensare a “Nascita di una nazione” del 1915 e “Intolerance” del 1916 del regista americano David Griffith.
L’affermazione statunitense in tutto il mondo occidentale si concretizza negli anni ’30 con l’invenzione del cinema sonoro e la nascita di una vera e propria industria di produzione cinematografica, basata su rigidi schemi lavorativi che semplificano e velocizzano grandemente tutte le fasi di realizzazione di un film. Mentre produrre una pellicola diventa via via più economico, la presa sugli spettatori è sempre più forte, anche grazie ai tanti attori di teatro che decidono di darsi al cinema: nasce lo “Star System”.
Hollywood diventa una vera macchina produttiva di cui sono classici esempi “Mister Smith va a Washington” (1939) e “La vita è meravigliosa” (1946) del regista Frank Capra; in questi anni l’unico a distinguersi nel panorama americano è Orson Welles, i cui film vengono respinti dalla produzione cinematografica hollywoodiana perché non conformi alle regole commerciali. Pellicole come “Quarto potere” (1941) e “L’infernale Quinlan”(1958) sono ricche di trovate artistiche che resteranno impresse nella memoria collettiva.
In Italia il cinema vive la sua straordinaria fioritura al termine della Seconda guerra mondiale: finalmente liberi dall’oppressione fascista, i cineasti nazionali possono osservare e scrutare la realtà senza costrizioni. È in questo periodo che nasce il “Neorealismo”, una corrente cinematografica che mira a mostrare la realtà per com’è senza alcuna ricostruzione artefatta. I suoi massimi esponenti sono Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Giuseppe De Santis e Luchino Visconti. Girano per le strade e in esterna con pochi tecnici, scelgono come protagonisti dei loro film persone comuni. A loro dobbiamo opere d’arte immortali quali “Roma città aperta” (1945) di Rossellini, e “ladri di biciclette” (1948) di De Sica.